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Naturale e organico dalla terra del Cerasuolo di Vittoria


L'Azienda

L'azienda vinicola Biscaris sorge nei pressi di Acate, sul territorio di Vittoria, cittadina della provincia di Ragusa, nel lembo della Sicilia sud orientale la quale vanta un prestigioso nonchè unico al mondo patrimonio artistico, naturalistico e architettonico.

La storia, l'arte, la natura che rendono questi luoghi tra i più belli della Sicilia accompagnano alla scoperta del volto voluttuoso, antico e seducente dell'isola: quello del vino.

Motivo di insigne prestigio per la nostra azienda, dalla grande passione per la vigna e dall'antichissima tradizione enologica del territorio di Vittoria, zona vinicola tra le più prestigiose d'Italia, in cui il terreno calcareo-argilloso e il clima mediterraneo si intrecciano e si sposano influenzando positivamente la qualità dell'uva, spiccano la corposità del Cerasuolo di Vittoria, le inconfondibili note del Nero d'Avola e la fragranza sinuosa del Frappato.


Siamo piccoli artigiani del vino e della nostra Terra coltiviamo la vite in 5 ettari nei pressi di Acate, sul territorio di Vittoria.
Qui produciamo soprattutto Cerasuolo di Vittoria, un vino a cui tutta la nostra famiglia ha dato il cuore. Coltiviamo anche ortaggi, frutta ed olio per uso familiare. Tutte le lavorazioni, in Vigna come in Cantina, sono svolte in Famiglia e soprattutto manualmente. La nostra agricoltura può ancora essere definita tradizionale, sulla scia delle vendemmie dei nostri nonni che non conoscevano “chimica” né “meccanizzazione”.

La nostra piccola azienda non è fatta di appezzamenti di vigna, ma da singoli grappoli, curati uno ad uno. Due trattamenti l’anno di zolfo tengono a bada le ondate di umidità portate dalle rare basse pressioni alle nostre vigne coltivate ad alberello. Non abbiamo atomizzatore. Scegliamo con cura quando raccogliere l’uva e la tagliamo a mano con le vecchie e care forbici. La selezione manuale di tutti i grappoli è fatta in famiglia su un tavolo in acciaio fatto costruire appositamente. Niente lieviti ed enzimi. Pochissimi grammi di solforosa in vinificazione. Nessun tipo di chiarifica, un solo filtraggio a cartone in fase d’imbottigliamento. Neanche la stabilizzazione. Solo due, massimo tre travasi. Usiamo solo acciaio. L’imbottigliamento è la parte che preferiamo raccontarvi: a mano, ancora una volta, con mia moglie che guida l’esercito di parenti. Tutto questo perché siamo semplicemente dei piccoli artigiani di vino che non fanno più di 20000 bottiglie, quando la natura è generosa.
Nel 2004 ad Acate al castello Biscari, durante la manifestazione “Rosso di Sicilia incontrammo per la prima volta il produttore francese padre della biodinamica Nicolas Joly che ci convinse a convertire la nostra piccola azienda biologica in azienda biodinamica…

“Oggi grazie a Joly che a sua volta fu ispirato dal filosofo Rudolf Steiner, utilizziamo in vigneto i concimi detti a spruzzo: corno letame e corno silice. Abbiamo eliminato: i diserbanti, gli antiparassitari,l’antimuffa e tutti i prodotti di sintesi chimica e di tipo di sistemico. Le uniche cose che utilizziamo sono lo zolfo in polvere che serve a combattere l’oidio e il rame che serve a combattere la peronospora ovviamente a basse dosi. Come insetticida usiamo invece l’estratto di ortica, il legno di quarsia, la camomilla e la valeriana. In cantina vinifichiamo senza l’utilizzo di ceppi di lieviti selezionati ma semplicemente utilizzando i lieviti indigeni naturalmente presenti sulle buccie dell’acino aggiungendo meno solfiti possibili durante le fasi di vinificazione. Facciamo una piccola pre vendemmia, la teniamo a temperatura controllata, la facciamo fermentare e poi arriviamo con il grosso della vendemmia inoculando la parte pre vendemmiata ed ecco che la fermentazione avviene naturale. Dopo la fermentazione non utilizziano acidificanti, disacidificanti, aromi aggiunti, tannini glucosi e quant’altro normalmente nei vini convenzionali vengono usati dagli enologi che tendono a snaturare e standardizzare il gusto dei vini”.

Il rispetto della terra e il rispetto della salute di chi deve bere il vino costituiscono il risultato di un vino biodinamico.


La vendemmia

La vendemmia iniziava all'alba. Mio nonno assegnava un filare di viti ad ogni vendemmiatore e a ogni estremità c'era capo filare.

L'uva, dopo essere stata raccolta nei "cruveddi" veniva scaricata in grosse cesti di vimini, "I cancidduzzi" che si trovavano su dorsi di muli o cavalli; il suo tragitto continuava all'interno del palmento attraverso una finestra detta "finistruni" e scaricata nella "pista", piano leggermente inclinato dove avveniva la pigiatura "pisatura": I Pisaturi, a gambe nude o con grosse scarpe reggendosi a una corda che scendeva dal soffitto per non scivolare, pestavano l'uva

Il mosto cosi ricavato si versava nei tini passando attraverso dei fori. I residui della pigiatura venivano passati al torchio, formato da un'unica trave di quercia detta "chianca" fissata al muro da una parte e dall'altra terminante con due chiavi e l'albero verticale. La procedura veniva ripetuta reimmettendo più volte nel torchio la pasta già spremuta sfruttando il mosto più possibile

Il mosto così ottenuto veniva lasciato riposare per 24-48 ore, per poi essere "sfossato" con dei contenitori detti "quartare", a questo punto veniva travasato nelle botti "a cunsinna" dove veniva la maturazione.
Durante la giornata veniva distribuito il companatico: formaggio, sarde salate, pomodorim cipolle, pane e vino.
A fine giornata si cantava e si ballava
Io, bambino, non aspettavo altro giacchè sempre a casa mia tutto questo era considerata una festa.
Alla fine della giornata vi posso dire che sebbene sudicio mi sentivo strafelice.